
Systemd, il sistema di init e gestore dei servizi adottato dalla maggior parte delle distribuzioni Linux moderne, si prepara a un importante aggiornamento con la versione 259. Come anticipato da Phoronix, questa release non introduce solo nuove funzionalità, ma alza significativamente l’asticella dei requisiti minimi di sistema. L’obiettivo è quello di semplificare il codice, migliorare la sicurezza e garantire una maggiore coerenza con le tecnologie attuali.
Le modifiche previste avranno un impatto diretto sulle distribuzioni che intendono integrare systemd 259, costringendole ad aggiornare componenti fondamentali come il kernel Linux, le librerie di sistema e gli strumenti di base. Per gli utenti finali, questo si traduce in una maggiore stabilità e compatibilità con le applicazioni moderne, ma anche nella fine del supporto per ambienti legacy.
Requisiti minimi: cosa serve per systemd 259
La nuova versione di systemd richiederà almeno il kernel Linux 5.10, anche se viene raccomandato l’uso di versioni più recenti come la 5.14 o superiori. Questo cambiamento riflette l’evoluzione del kernel negli ultimi anni, con l’introduzione di nuove API, miglioramenti alla sicurezza e una gestione più efficiente delle risorse. Le distribuzioni che ancora utilizzano kernel più datati dovranno aggiornarsi per poter beneficiare delle funzionalità di systemd 259.
Anche le librerie di sistema subiranno un aggiornamento obbligatorio. Glibc dovrà essere almeno alla versione 2.34, mentre OpenSSL dovrà essere aggiornato alla versione 3.0.0 o superiore. Python, utilizzato in diversi strumenti e script di systemd, dovrà essere almeno alla versione 3.9.0. Altri componenti richiesti includono libxcrypt 4.4.0, util-linux 2.37, elfutils 0.177, cryptsetup 2.4.0, libfido2 1.5.0 e libseccomp 2.4.0.
Questi requisiti non sono solo tecnici, ma rappresentano una scelta strategica per abbandonare il supporto a versioni obsolete e concentrarsi su un ecosistema moderno e sicuro. Le distribuzioni rolling-release come Arch Linux o openSUSE Tumbleweed saranno probabilmente le prime ad adottare systemd 259, mentre quelle LTS dovranno valutare attentamente l’impatto.
Addio a libcrypt e iptables legacy
Oltre ai requisiti minimi, systemd 259 segna la fine del supporto per alcune tecnologie legacy. In particolare, viene abbandonato il supporto per libcrypt fornito da glibc, in favore di libxcrypt, una libreria più moderna e sicura. Questo cambiamento era già stato annunciato da tempo, ma con la nuova release diventa definitivo.
Anche il backend legacy di iptables, basato su libiptc, verrà rimosso. Systemd-networkd e systemd-nspawn supporteranno esclusivamente nftables, il sistema di filtraggio del traffico di rete più recente e flessibile. Questa transizione riflette l’evoluzione del networking su Linux, dove nftables ha ormai sostituito iptables in molte distribuzioni.
La rimozione di questi componenti semplifica il codice di systemd, riduce la superficie di attacco e migliora la compatibilità con le tecnologie moderne. Tuttavia, richiederà agli amministratori di sistema di aggiornare le proprie configurazioni e di adattarsi ai nuovi strumenti.
Implicazioni per gli sviluppatori e le distribuzioni
Per gli sviluppatori, systemd 259 rappresenta un’opportunità per sfruttare API più moderne e un ambiente più coerente. L’eliminazione del supporto legacy consente di ridurre la complessità e di concentrarsi su funzionalità avanzate. Per le distribuzioni, invece, l’adozione di systemd 259 richiederà un’attenta pianificazione, soprattutto per garantire la compatibilità con i pacchetti esistenti e con gli ambienti di produzione.
Le distribuzioni che mantengono versioni LTS o che supportano hardware datato potrebbero decidere di rimanere su versioni precedenti di systemd, almeno fino a quando non saranno pronti per la transizione. Tuttavia, il trend è chiaro: il futuro di Linux passa attraverso l’adozione di tecnologie moderne, e systemd 259 è un passo importante in questa direzione.