GendBuntu la distro che ha fatto risparmiare 50 milioni di Euro alla Gendarmeria Francese
Nel cuore della trasformazione digitale della pubblica amministrazione francese si cela una storia di lungimiranza e indipendenza tecnologica: quella della Gendarmeria nazionale e del suo passaggio a GendBuntu. In un’epoca in cui la sovranità digitale è diventata una priorità strategica per molti governi europei, la scelta di abbandonare i software proprietari in favore di una distribuzione GNU/Linux personalizzata ha rappresentato molto più di una semplice migrazione tecnica. È stata una dichiarazione d’intenti, un gesto concreto per affrancarsi dal vincolo dei fornitori esterni e costruire un ecosistema informatico su misura, sicuro e sostenibile.

Il progetto ha preso forma nel 2005, quando la Gendarmeria ha iniziato a sostituire progressivamente applicazioni chiave come Microsoft Office, Internet Explorer e Outlook con alternative open source come OpenOffice.org, Firefox e Thunderbird. La svolta decisiva è arrivata con l’annuncio della fine del supporto a Windows XP, che ha spinto l’istituzione a evitare nuovi investimenti in licenze e a puntare su una soluzione autonoma. È così che è nata GendBuntu, una versione personalizzata di Ubuntu, adattata alle esigenze operative e di sicurezza delle forze dell’ordine.
La transizione non è stata improvvisa, ma graduale e meticolosa. Entro il 2011, oltre 35.000 postazioni erano già migrate, e oggi più del 97% dei 103.000 computer della Gendarmeria utilizza GendBuntu. Questo cambiamento ha permesso di ridurre del 40% il costo totale di proprietà (TCO), generando un risparmio stimato in oltre 50 milioni di euro in meno di vent’anni. Ma i benefici non si fermano al bilancio: maggiore controllo sui sistemi, aggiornamenti centralizzati, cifratura dei dati e una piattaforma coerente hanno rafforzato l’efficienza e la sicurezza operativa.
GendBuntu non è disponibile al pubblico, poiché progettata esclusivamente per l’uso interno della Gendarmeria. Tuttavia, la sua esistenza dimostra che anche le istituzioni più complesse possono abbracciare il software libero senza compromettere stabilità o funzionalità. È un esempio concreto di come la tecnologia possa essere plasmata per servire l’interesse collettivo, anziché dettata da logiche di mercato. Un modello che, forse, altri enti pubblici europei potrebbero guardare con crescente interesse.